The Girl in the Fireplace – 15 anni dopo

Il motivo principale per cui avevo proposto e caldeggiato queste “recensioni retrò” era quello di andare a riscoprire episodi che non vedevo letteralmente da un decennio, e The Girl in the Fireplace era uno di essi.

Poi però è arrivato il covid, è arrivata la quarantena, è arrivato l’impero… ah, no, scusate, quello è Star Wars. Dicevo. Lo scorso anno la geniale Emily Rosina ha organizzato mille tweetalong per rivedere gli episodi ognuno a casa propria e parlarne insieme nel frattempo, e io ho partecipato quasi a tutti. Di conseguenza, la storia di Reinette nella mia testa è passata da “vago ricordo” a “so tutto quanto”, per cui non farò il solito siparietto del dirvi cosa cosa rammento per poi andarla a rivedere; non ce n’è bisogno.

Come il saggio Brig ha spiegato più volte meglio di me, la genialità di Steven Moffat sta nel mettere insieme due elementi apparentemente inconciliabili e costruire una storia per legarli. In questo caso, abbiamo la Francia di Luigi XV e un’astronave non proprio funzionante con tentate riparazioni decisamente inquietanti. Oh, e nell’astronave c’è un caminetto che porta nella stanza di una bimba spaventata da degli inquietanti droidi a orologeria (come la capisco, ho la fobia delle bambole).

Il Dottore non sa resistere né ai misteri, né ai bimbi che piangono, quindi OVVIAMENTE farà di tutto per risolvere la faccenda.

Non vado oltre con la trama, tanto la conoscete, mi preme invece analizzare due elementi interessanti e piuttosto tipici del panorama moffattiano.
Col senno di poi, The Girl in the Fireplace sembra una prima bozza di quella che sarà sia la storia di Amy e, soprattutto, di River. Una bambina viene aiutata dal Dottore, che poi diventa il suo amico (più o meno) immaginario per tutta la vita. Il Dottore e una donna bellissima e intelligente si innamorano ma continuano a incontrarsi nell’ordine sbagliato. E, alla fine, nemmeno un Signore del Tempo la può salvare… dal tempo stesso. Insomma, vi ricorda nulla?

L’altro elemento è, come avrete già capito, la sottotrama romantica, che al buon Steven piace tanto. Qui pare – almeno a prima vista – stranamente fuori posto: nel mezzo della serie dedicata alla coppia Ten/Rose, lui si invaghisce di un’altra mentre lei gira con il suo ex.
E invece, sempre col senno di poi, credo che sia perfettamente funzionale alla trama orizzontale: Rose ha appena incontrato Sarah Jane (come ci ha ben esposto Amelia Pond la scorsa settimana), con tutta la confusione e la gelosia che ne è scaturita, e ora viaggiano addirittura in tre, con Mickey che giustamente si è stufato di rimanere a terra. È un momento di stallo per la loro storia, che invece potrà riprendere a evolvere con più sicurezza negli episodi successivi.

Concludo osservando come Reinette, Madame de Pompadour, sia una delle mille vite toccate e plasmate dal Dottore, ma come al tempo stesso non si sia lasciata ossessionare da lui, andando avanti con la sua vita in modo brillante… proprio come Amy e River.

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