PLANET OF THE DEAD, recensione di Saki

Tutta la verità? Ho scelto di recensire questo speciale perché è davvero uno dei miei guilty pleasure della serie moderna di Doctor Who. Ho acquistato online il DVD del singolo episodio, per darvi un’idea; sono assolutamente di parte e non farò mai nulla per nasconderlo!

Le scene che ho amato di più sono quelle con la UNIT. Malcolm Taylor non è soltanto adorabile: rappresenta il primo passo di un percorso che porterà l’organizzazione, nell’era Moffat, ad essere “guidata dalla scienza” anziché semplicemente usarla per i propri scopi. La fiducia che Martha Jones ripone nel Dottore non l’ha mai portata a ribellarsi apertamente agli ordini dei suoi superiori; quella di Malcolm è invece pura adorazione, incurante delle conseguenze e tesa a raggiungere il massimo dei risultati unendo la sua mente geniale a quella del Dottore.

La figura di Lady Christina non mi ha invece trasmesso una simpatia esagerata, sarà che se fossi un personaggio di D&D tenderei verso l’allineamento legale…

Resta comunque importante nell’episodio la trama orizzontale di questi ultimi speciali – la parabola discendente del Decimo Dottore prima della rigenerazione: l’avvertimento di Carmen, il rifiuto di una nuova companion a bordo… chissà, con questo rewatch avrò l’occasione di trovare altri indizi?

UN’ORA PIÙ TARDI…

È sempre commovente rivedere il Dottore mentre ridà speranza ai passeggeri del bus 200, focalizzando i loro pensieri sul luogo in cui erano diretti prima di essere catapultati su un pianeta alieno. Non solo non giudica, ma dà significato a ciò che potrebbe sembrare banale: un pasto cucinato con amore, la casa dove potranno ritrovare le persone care, la speranza di conquistare il cuore di qualcuno. Nessuna vita ha meno valore, non importa se ci si trova momentaneamente in stand-by, non importa se l’unico obiettivo concepibile è la fuga. Ogni individuo è prezioso e importante.

Malcolm rimane una figura meravigliosa per me, non c’è nulla da fare! Pensateci: che cosa rappresenta uno scienziato per il Dottore, in una situazione in cui non può agire attivamente? Una mente – se non paragonabile alla sua – quantomeno affine, capace di elaborare teorie e con cui giungere insieme alla soluzione. Ma soprattutto qualcuno che parla la sua stessa lingua, in contrapposizione alla sterile seppur talvolta necessaria resistenza armata del resto della UNIT. Anni prima che Steven Moffat concepisse Osgood, questo arruffato gallese è stato probabilmente una delle risorse più preziose alla Torre di Londra (e sì, si parla di lui anche negli audio Big Finish!).

La scena in cui non teme la minaccia del capitano Magambo era rimasta nel mio cuore, ma avevo scordato quando, non appena l’autobus ritorna con alle calcagna i divoratori alieni, si affretta a scendere dal furgone a guardare lo scontro. Istinto di conservazione non pervenuto!

Un altro personaggio, di cui invece ogni volta mi dimentico, è il poliziotto per cui la vera priorità è arrestare Christina. Novello Javert, non capisco perché non sia considerato lui il vero comic relief dell’episodio…

Per sua stessa ammissione, Lady Christina vive di eccessi ed è attratta dal pericolo. Non esattamente la migliore companion che il Dottore potrebbe portare a bordo: la loro chimica è innegabile, ma proprio per questo… è di quel genere di composto instabile che potrebbe portare ad un’esplosione. Ricordate l’Ibrido della nona stagione? Beh, Christina sarebbe stata facilmente una buona candidata, se non fosse esistita Clara. Il punto è che il Dottore non rifiuta di lasciarla viaggiare con lui per questo motivo, almeno non è ciò che le dice; ha semplicemente timore di affezionarsi troppo e poi perderla, come con molti altri companion prima di lei.

Ma non ti preoccupare, Dottore: guarirai. Porterai altre persone a bordo, per condividere mille avventure. E le perderai per forza, perché troveranno la loro strada: fra le stelle, come te, o in un’esistenza più semplice. Ad ognuno il suo destino.

– Saki

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