L’uomo che rimpiange…

Nel 2006 i lettori di “Doctor Who Magazine” lo hanno eletto miglior Dottore di sempre, e ad oggi rimane tra i preferiti dai fan. Dunque la tua scelta non dovrebbe meravigliare, ma… perché hai scelto di interpretare il decimo Dottore?

Si può dire che la scelta di interpretare il decimo Dottore sia stata motivata da più situazioni.

Sicuramente dall’ottima capacità recitativa e coinvolgente di David Tennant, che sappiamo essere un attore di grande rilievo nel panorama recitativo sia teatrale che cinematografico, ma anche per la tipica personalità curiosa e artistica che plasma l’essenza del decimo Dottore.

Come sappiamo è un Dottore che arriva da una rigenerazione importante e che ha appena scoperto la pietà, sentimento che spesso l’uomo dimentica, inoltre scopre l’amore tramite l’innocenza e la curiosità di Rose che gli permette di vedere questo spazio infinito con gli occhi di chi lo vede per la prima volta e anche lui torna allo stupore di un tempo… un po’ come quando vediamo un tramonto: a volte ci sembra banale ma con la persona giusta ecco che cambia tutto.

È così che io mi sono riconosciuto in lui per la capacità di sorridere, di essere estremamente sensibili e meravigliarsi anche dalla più piccola cosa e cercare la bellezza in ogni dettaglio vivendo sempre un po’ di corsa ma mai con i paraocchi.

Parlaci dell’abbigliamento: sicuramente una caratteristica importante del decimo

Effettivamente quello dell’abbigliamento è stato un procedimento un po’ complesso: la parte sicuramente più facile sono state le famose scarpe di tela che sono per l’appunto reperibili in ogni negozio di scarpe. Per quanto riguarda invece il vestito abbiamo le famose due varianti. La versione blu, per la quale ho adattato un abito comprato in negozio con una spesa non troppo alta. L’abito marrone, che invece è stato un regalo dei miei genitori, vista la mia passione. L’acquisto è stato fatto online ed è una versione di costo medio. In entrambi i casi, la camicia è semplice e dà sull’azzurro. Per quanto riguarda la cravatta inizialmente ho adattato alcune delle mie al cosplay per poi regalarmene una ufficiale della Magnoli Clothiers, maglieria famosa per le riproduzioni di vari vestiti tra i quali quelli di Doctor Who. Il cappotto invece è stato un po’ più complicato, anche qui, come per gli abiti, ne esistono di diverse fatture e ovviamente di diversi range economici, pertanto io ho scelto come nel caso dell’abito un costo medio, ma con una buona fattura. Anche questo è stato acquistato online. Ultimo ma solo per lista è il fedele cacciavite sonico, di facile reperibilità, ancora una volta acquistato online

Cosplay vuol dire anche realizzazione di oggetti di scena, o prop. Intravedo una macchina che fa ding! Da dove viene?

Non sempre, come sappiamo, si può trovare tutto online, e aggiungo che la bellezza del cosplay nasce anche nel creare i prop. Tra le cose del Dottore più comuni ovviamente abbiamo la carta psichica, realizzata semplicemente con un comune porta documenti. Esattamente, tra i miei prop preferiti c’è la macchina che fa ding!!! Come sicuramente ci ricorderemo tutti, la versione della fotografia è un oggetto che vediamo solamente nello speciale del 50º anniversario ed è un rilevatore di DNA. Una volta acquisite le immagini del famoso pic-nic con la Regina ho cercato di analizzare l’aspetto estetico e quali fossero le caratteristiche rilevanti.      Premetto che non è identica all’originale ma è un’emulazione. La realizzazione è avvenuta tramite mille materiali diversi: legno, pulsanti, cavi elettrici, bulloni, una sveglia smontata -perché ovviamente deve fare ding- antenne di vecchie radio, cuscinetti rotatori, insomma, una cosa alla Dottore… un po’ di questo e un po’ di quello!!!

Personalmente ritengo che ciò che ti rende un perfetto Ten sia l’interpretazione. Come ti sei preparato?

In realtà non c’è stata una vera e propria preparazione, è stato più un ritrovare se stessi nei comportamenti e nei modi di fare di Ten.

In poche parole il Dottore mi permette di essere me stesso, cosa non sempre possibile nella società odierna, vista la mia spiccata eccentricità su diversi fronti.

Per quanto mi riguarda, riesco a raggiungere buoni risultati in questo senso solo quando porto un personaggio molto a lungo. Da quanto tempo sei Ten? Ci sono stati cambiamenti nel tuo modo di interpretarlo?

Se non vado errato e non sbaglio i conti, ormai sono circa quattro anni che Ten fa parte di me, e in tutto questo tempo devo dire che come lui un po’ è cambiato prima di rigenerarsi lo sono anche io: sia buono che un pochetto cattivo, ma in fondo si sa, siamo un equilibrio delle due cose.

L’interpretazione invece del personaggio stesso resta immutata in quanto ricordiamoci sempre che il Dottore è simbolo di speranza.

Quando porti questo personaggio in fiera, quale accoglienza riceve?

Un’accoglienza sicuramente molto apprezzata e fortemente sentita.

Ho scoperto con molto piacere che i fan di Doctor who sono molti e di ogni età.

Spesso mi sento urlare “ehi dottore!” e subito mi giro con il piacere, non solo di essere riconosciuto, ma anche di potermi definire come lui in quel momento.

Cosa ti senti di consigliare, a chi volesse trasformarsi nel decimo Dottore?

Di realizzarlo con il cuore, o meglio, i cuori… Ma soprattutto mi sento di dire di non preoccuparsi se all’inizio non si è perfetti e se qualche dettaglio può scappare, perché se sicuramente qualcosa abbiamo imparato dal dottore, è che c’è sempre tempo per tutto anche per i dettagli, che poco alla volta si possono sempre sistemare e migliorare, quindi non preoccupatevi se all’inizio qualcosa non vi convince.         

A sostegno di ciò io iniziai a portare il dottore con un cappotto di lana anni ‘60, non propriamente la scelta perfetta ma credetemi in quel momento io ero il Dottore e sono sicuro che potreste esserlo anche voi in ogni sua rigenerazione!

Amy Res
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Andrea Fleba
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