DWOT 17/02/2020

Ciao a tutti e bentornati a DWOT che sta per Difficulty of Writing Overlapping Tales, fa bene ricordarlo, e qui voglio parlarvi delle trame orizzontali di Doctor Who. Partiamo dall’inizio, ossia dall’era classica.

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Tanto vale cominciare con un bel Capaldi

La serie classica è molto più disconnessa rispetto a quella moderna e sono tanti gli episodi che puoi scambiare di posto tra loro: la serie andava in onda a un certo orario e, se te la perdevi, era persa. Non si poteva fare affidamento sulla visione completa di ogni singolo episodio. Tuttavia esistevano elementi orizzontali, come lo sviluppo del carattere del primo dottore, i companion che cambiavano e, in particolare, la storia dell’esilio del terzo sulla Terra. Qui la produzione è stata forzata da un considerevole taglio di budget, gli episodi di Throughton sono un pezzo di storia, ma sono anche stati estremamente dispendiosi per effetti pratici e, soprattutto, per le scenografie nuove ogni serial, per lo più ambientati in basi spaziali sotto assedio: era necessario poter utilizzare location ricorrenti e la storia è venuta incontro a questa esigenza rendendo il Dottore non in grado di viaggiare. Occasionalmente ci sono state volte in cui i Signori del Tempo lo hanno messo su questo o quel pianeta, ma per lo più le storie ruotavano attorno a una nuova minaccia per il nostro pianeta, alla UNIT che ne veniva a conoscenza e al Dottore, il loro consulente scientifico, che interveniva. Questa si può dire sia stata la prima trama orizzontale, ma è aperto al dibattito: i serial consistevano anche in tantissime puntate distinte tra loro, come in The Keys of Marinus, Dalek’s Masterplan o The Chase, ma si presta male al paragone proprio per questo motivo: avevi sviluppi diversi da settimana in settimana e elementi autoconclusivi, però erano tutti racchiusi all’interno di un’unica storia. Le avventure del quarto e del quinto che coinvolgevano i Guardiani sono forse più vicine all’interpretazione contemporanea del concetto, mentre The Trial of a Time Lord del sesto rispecchia di più la situazione del primo, con un unico titolo. In tutti i casi, sono elementi preannunciati e chiari allo spettatore fin dall’inizio.

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Quale che sia il motivo, l’era del primo dottore è incredibilmente moderna e merita una visione

La cosa più interessante di avere una trama orizzontale, almeno a mio avviso, è quella di fare “la raccolta punti”. Tu guardi una puntata, quella dopo, quella dopo ancora, ecc…, e intanto prendi nota mentale di tutti gli elementi fuori posto o non risolti. I nostri cervelli funzionano in questo modo, il nostro sistema operativo individua schemi e sequenze anche dove non ce ne sono, nel tentativo di stimare il futuro nel modo più accurato possibile, perché può fare la differenza tra la vita e la morte, in natura, al punto che, quando leggiamo una frase, abbiamo delle aspettative e sappiamo già in che modo banana. Allo stesso modo, un elemento fuori posto ci fa chiedere da dove arrivi, un problema non risolto occuperà sempre uno spazio speciale nella nostra corteccia e chiudere un circuito, mettere la tessera mancante del puzzle, ci rende semplicemente soddisfatti. Proprio a livello neurologico, è una di quelle cose che rilasciano dopamina. Per questo, molte storie fanno ampio uso del concetto, strumentalizzando a loro favore analessi e storytelling non lineare. Nel 1988, quando sono nato io, il settimo Dottore muoveva pezzi su una scacchiera mentre discuteva con Ace del modo di affrontare lady Peinforte, dei Cybermen e neo nazisti (non fate domande in merito). Puntate dopo viene rivelato che il Dottore è impegnato da tempo immemore in una partita a scacchi contro una vera e propria divinità e che risolvere la partita lo avrebbe liberato. Questo, insieme alla storia di Ace, è il primo approccio moderno, un elemento nascosto che ronza nella testa dello spettatore, prima di venire rivelato, ma guardiamo come l’era moderna affronta la questione.

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Vediamo prima l’approccio di Russell

Badwolf è essenzialmente il primo mistero che non ha una risoluzione nel corso della puntata, singola o doppia che sia. È interessante, dal momento che è un nome che viene menzionato da prima distrattamente, poi notato dal Dottore in Boom Town e scartato come una coincidenza, finché non viene rivelata la sua natura del season finale.

Torchwood passa forse un po’ più in sottofondo, ma la seconda stagione ruota attorno alla sua fondazione e creazione, fino al climax dove sono i responsabili della battaglia di Canary Warf. Per quanto possa fungere da meno da collante tra le puntate, questa trama orizzontale serve a introdurre lo spinoff della serie, ed è interessante anche perché è stato il nome in codice della produzione prima che venisse annunciato come Doctor Who

Saxon è un nome che viene menzionato occasionalmente. Questo pesa davvero sul finale di stagione, perché il modo in cui ne parlano i personaggi secondari rafforza il controllo della rete Archangel, ma per contro non sembra un vero e proprio mistero, quanto un nome buttato là

Quello che invece è un vero e proprio mistero è la scomparsa delle api, menzionata ripetutamente da Donna e che acquista peso solamente nel finale di stagione.

Quello che hanno in comune le trame dell’era Davies e di non essere un impedimento alla storia, quanto una nota che la arricchisce, ma anche poco di cui parlare da puntata a puntata. Essendo entrato nella serie e nella community dopo, non so dirvi quale sia stato il clima di quegli anni. Va aggiunta una quinta trama, che prende peso negli speciali che hanno visto l’ultimo anno di Tennant, ossia la fine del decimo dottore o la fine della canzone, ma non sono sicuro se questa diventi un’etichetta forzata.

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Passiamo quindi a Moffat

Moffat, per contro, incentra gran parte della propria narrativa sulla trama orizzontale. La crepa nel muro è il primo focus della questione, ma la sua presenza è resa nota allo spettatore in modo molto meno sibillino. Questo è stato uno stratagemma di grande effetto, invogliando a continuare la visione in attesa della grande rivelazione, un modo per dire allo spettatore “resta in linea, il meglio deve ancora arrivare”; tuttavia, per chi la ritiene troppo pesante, voglio far notare che la parte autoconclusiva delle storie è ancora presente: il Prigioniero Zero viene effettivamente sconfitto, il fatto che abbia utilizzato la crepa è solo un corollario dell’episodio. In modo indiretto, la quinta stagione introduce anche il concetto del…

Silenzio, le misteriose creature note unicamente con il loro nome collettivo. Cioè, si chiamano “Silenti”, ma è un termine che non viene mai usato nella serie, al punto che io preferisco chiamarli “Confessori del Silenzio”, ma sto divagando. Lo spettatore, in questa stagione, vede il Dottore morire per mano loro, o meglio dell’Astronauta Impossibile, loro sicario che si rivela essere River Song. La critica che viene fatta più di frequente è che le risposte a questi misteri non sono particolarmente interessanti, ma io non sono d’accordo: che River fosse la figlia di Amy è soltanto una piccola parte del tutto e siamo in un momento in cui l’attenzione ai dettagli diventa veramente appagante, per esempio il piano di sopra della casa di Craig viene spiegato come “qualcuno che ha tentato di costruire un TARDIS”, ma nessuno espliciterà che si tratta del TARDIS del Silenzio. Sono dettagli che offrono potenzialità a seconde e terze visioni ed è un’epoca che ho amato profondamente per questo.

La settima stagione è divisa in due parti ed è difficile dare un vero e proprio nome alla trama orizzontale della stagione. La prima parte si accontenta di chiudere il rapporto con i Pond, spiegando concetti di fondo come punti fissi e paradossi temporali. Cioè, “spiegando” è un termine che uso in senso lasco: una seconda visione delle puntate può aiutare a stabilire quale sia il lore della serie, ma è a dir poco ermetico. La seconda parte di stagione si concentra sulla “ragazza impossibile”, ma va notato come la storia di Clara non sia che un modo per arrivare alla storia del cinquantesimo, ossia quello che considero il vero e proprio elemento orizzontale, il ritorno di Gallifrey. Ho sentito diverse critiche su The Time of The Doctor, ma io l’ho amato, in primo luogo perché 11 passa 600 anni a difendere bambini a Christmas, in seconda battuta perché spiega tutti gli elementi lasciati aperti, sebbene alcuni in maniera meno efficace. Per esempio la crepa è il modo in cui Gallifrey vuole rientrare nel nostro universo, ma noi l’abbiamo vista chiudersi in The Big Bang. La mia spiegazione è che la crepa non sia il prodotto dell’esplosione del TARDIS, ma dei paradossi temporali a Lake Silencio, che vediamo in piccolo negli eventi di Journey at the Centre of The TARDIS, con la stessa crepa che si forma nell’ambiente più ristretto della cabina. Nel complesso, l’era di 11, è caratterizzata da cappelli di carta stagnola e tavole di sughero con foto appuntate e connesse da fili alla ricerca di una spiegazione a misteri interconnessi, ma è un aspetto per cui ho un debole e che mi ha ricordato quello che ho provato guardando Lost.

E restiamo su Moffat, visto che la sua era è stata pesantemente caratterizzata dalle trame orizzontali

Senza dubbio l’era di 12 è stata più lineare, dal punto di vista delle trame orizzontali:

apriamo con Missy, figura misteriosa che si vede nei doposcena, tendenzialmente, che ricorda i Big Bad di Buffy: qui non abbiamo un mistero connesso alla storia, quanto un’aggiunta, la gente muore e poi si ritrova da Missy, ma è già uscita dalla storia della puntata, non aggiunge e non toglie niente a essa e per me è stato un calo notevole, ma, di nuovo, a me piacciono le teorie, non è detto che tutti amino speculare. Che poi era possibile farlo, ma erano cose tipo “per me è la Rani” che sì, ok, ma e quindi?!

L’Ibrido segue la stessa linea, si sa che esiste, ogni volta che è pertinente il Dottore specula un pochino, ma non è parte integrante delle storie. Essendo inserito in una community al tempo della nona stagione, posso dire che non è stato particolarmente emozionante discutere di cosa potesse essere o meno e la rivelazione finale non è che l’ennesima ipotesi, per quanto più calzante delle altre.

Infine abbiamo la decima stagione, che presenta una letterale mistery box nella forma del Vault. Questo, però, viene aperto a metà stagione, rivelando Missy. Rispetto alle stagioni precedenti è un atto senza precedenti: certo è possibile continuare a guardare le puntate nell’ottica de “la redenzione di Missy”, ma non è qualcosa di diverso rispetto al cambiamento del primo dottore, negli anni ’60. Moffat abbandona, nelle ultime sue puntate, la concezione di trama orizzontale che lo ha contraddistinto in maniera tanto pesante dall’epoca di Davies, riprendendo, invece, il discorso della morale del Dottore, vero tema unificante dell’era di 12, che non voglio considerare una trama orizzontale in senso stretto, ma per coincidenza (lo speciale di Natale non era programmato in produzione, all’inizio) vede proprio un confronto finale tra 1 e 12.

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E, per finire, Peter Griffin

No, cioè, Chibnall! Chibnall! Scusatemi…

La stagione 11 abbandona volutamente una tematica orizzontale. Tim Shaw è l’antagonista della prima storia, la sua razza viene nominata nella seconda e torna come antagonista nel season finale, ma l’ordine delle puntate in mezzo è veramente intercambiabile, esclusa quella in cui Ryan chiama Graham “nonno”.

L’approccio Chibnall alla trama orizzontale lo stiamo vedendo con la stagione in corsa. Chiaramente il titolo di questa trama orizzontale è The Timeless Child, ma si può ipotizzare che copra innumerevoli elementi. Dove Davies si accontentava di fare ammiccamenti verso il finale e Moffat diramava sentieri che unificavano le puntate, entrambi casi che non andavano a scapito delle stesse, Chibnall tende a promettere apertamente una risoluzione a misteri manifesti nel proseguo. Non voglio dire che Spyfall e Fugitive of the Judoon non abbiano una loro risoluzione: l’alleanza di Maestro, Kasaavin e Burton e i Judoon vengono sconfitti nella puntata, ma la sensazione che trasmette la nuova distruzione di Gallifrey e la rivelazione di “Doctor Which” è quella di una palla passata direttamente da puntata 2 a puntata 5, che la alza per la schiacciata nelle prossime due puntate. O forse anche in quella di ieri, non posso dirlo perché siamo ancora tecnicamente in territorio non spoiler. In entrambi i casi, il vero problema sta nella gestione della parte autoconclusiva: sì, il Maestro viene sconfitto, ma in modo piuttosto banale, con il metodo Judy Hopps del registratore vocale, sì, i Judoon vengono resi impotenti dalle loro stesse burocrazie, ma è la trappola mortale tesa da Ruth che pone veramente fine agli eventi e l’hype è unicamente tesa per il finale di stagione. Nel suo piccolo, Spyfall dà risposte a gran parte delle domande della prima puntata nella seconda e non mi sento di infierire ancora su quella che è stata una bella puntata, il punto è che queste sono domande aperte, esplicite, che anche uno spettatore occasionale nota, messe completamente e forzatamente in pausa nelle puntate che espressamente non hanno niente a che vedere con esse, che infatti richiedono alle puntate correlate di ricordarci che il Dottore è triste per le rivelazioni del Maestro. Ok, quest’ultima era un’altra critica, ma fammi causa! Il vero punto è che, perché questo approccio funzioni, è necessario che la rivelazione finale sia di spicco, che la risposta alla domanda, quando posta in modo tanto plateale, sia soddisfacente e io spero che lo sia. Sicuramente questo peserà sulla megarecensione finale di stagione, ma…

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Fino ad allora, stay tuned, stay TARDIS! Ciao, dal vostro Sesto!

~Six

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