Recensione in 5 punti 12×08

1 Villa Diodati. Vera e propria protagonista della puntata, villa Diodati è affascinante e carica di atmosfera. I personaggi vagano per le sue sale e corridoi, mantenendo alta la tensione. Si gioca con molti clichè del romanzo gotico e, sebbene molti alla fine risultino forzati e non necessari, sono godibili e ci danno proprio quello che ci aspettavamo.

2 Frankenstein. La regola è non nominare Frankenstein per non influenzare il processo creativo di Mary Shelley, ma le influenze gotiche nell’atmosfera e nella storia ci fanno percepire chiaramente il grande classico che si forma nella mente dell’autrice. Su di lei purtroppo c’è poco da dire, così come sui suoi compagni. Abbiamo dei personaggi che hanno un ruolo fondamentale nella storia della letteratura e la puntata funzionerebbe nello stesso identico modo se il Dottore e Fam fossero arrivati nella villa di un gruppo qualsiasi di persone nell’ottocento. Peccato.

3 Cyberman. Legare la genesi del famoso mostro ai Cybermen è in realtà piuttosto ovvio e organico, ma la genialità sta nell’introdurre il Lone Cyberman (e quindi la trama orizzontale) in una puntata in cui la cosa non era aspettata. È lo stesso espediente usato in Prisoner of the Judoon. Il Cyberman solitario ha un ottimo design ed è legittimamente spaventoso, ma bisognerà vedere il prossimo episodio per capire se le promesse verranno mantenute. Per ora possiamo dire che nella puntata rende tanto.

4 Regia e montaggio. I veri problemi dell’episodio sono regia e montaggio, che ho trovato di qualità molto inferiore agli standard della serie e della BBC in generale. Tutto il lavoro fatto sulle atmosfere e scenografie è spesso vanificato da riprese sciatte e montaggi repentini che saltano di palo in frasca proprio quando la tensione sta crescendo. I personaggi escono da una porta e rientrano dalla stessa in un loop che li imprigiona. È un’idea non nuova ma sempre efficace. Purtroppo è messa in scena in modo piatto e così poco creativo da essere quasi fastidioso.

5 Nel complesso ci troviamo di fronte ad un episodio che, pur minato da qualche difetto tecnico, è godibile e interessante. Il vero problema è che si ha l’impressione di aver visto un buon episodio qualsiasi, quando invece pare essere stato pensato come un punto cardine della stagione. La trama orizzontale si impossessa dell’ultima parte e c’è addirittura un momento in cui il Dottore ha IL suo monologo. Ogni Dottore ne ha uno (o più) e questo doveva essere quello di Jodie. Non era male, sia chiaro, e l’attrice regge davvero bene la scena, ma se ancora non siete convinti del tredicesimo Dottore, non sarà questo monologo a farvi ricredere, mi spiace. Troppo confuso, contraddittorio, poco spontaneo e immeritato. Diciamo che il bersaglio è stato mancato. Ci manca ancora la consacrazione di questo Dottore e sta davvero diventando troppo tardi.

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