Recensione in 5 punti 12×01/02

1 James Bond. C’è ben poco di più british di Doctor Who, ma James Bond è sicuramente un concorrente. Già il terzo Dottore giocava con le trame spionistiche, ma il Dottore non era mai stato tanto 007. Questo è un bene. Una serie che spazia così tanto tra location e tempi in ogni puntata deve esplorare generi diversi. Quello che colpisce è la differenza tra il primo e il secondo episodio. Nella seconda parte si aggiungono tutti gli stilemi narrativi tipici di Doctor Who, viaggi nel tempo, alieni, dispositivi “di fine di mondo” (che nella prima c’erano ma secondari) senza tuttavia tradire la trama spionistica o dirottandola verso un finale non in linea. A parte la natura aliena (?) dei cattivi, il finale è James Bond puro.

2 Azione. Il doppio episodio è davvero movimentato. L’azione si concentra soprattutto nella prima parte (d’altronde è quella più spionistica), ma anche la seconda è frenetica. I salti temporali sono molteplici e ogni epoca ha il suo momento action, tra bombe e mitragliatrici steampunk e mitra nazisti. Ho trovato appena sottotono il finale, da questo punto di vista. Da una puntata così ci voleva forse una risoluzione meno pacata. Ma il grosso è la rivelazione di Gallifrey. Di questa non parlerò ancora, aspetto che la storia proceda. La stagione scorsa mi ha scottato troppo ogni volta che speculavo su risvolti futuri di trama.

3 Il Maestro. Il grande colpo di scena. Che porta all’altro grande colo di scena nel finale. Come il Maestro sia ancora vivo non viene spiegato e non lo sarà mai, mettetevi il cuore in pace. Ma non serve, tornerà sempre. Questa nuova incarnazione è interessante. Ha un che della follia di Saxon (il timore che si dimostri troppo simile non mi ha ancora abbandonato), ma è il suo rapporto con il Dottore che mi interessa. Non sono convinto del tutto, ma di sicuro ne voglio ancora, che è la cosa più importante.

4 Moffat. La stagione 11 è stata criticata sotto molti aspetti, dalla mancanza di una trama orizzontale (stavo per aggiungere “vera e propria”, ma manca e basta, insomma) al non voler usare nemici storici o al non avere episodi di più ampio respiro. Potrà anche non esservi piaciuta la sua gestione, ma in pratica mancava tutto quello in cui si prodigava Moffat. Ecco, questo doppio episodio mi è sembrato tanto Chibnall che provava a fare un episodio alla Moffat. C’è del suo, non fraintendetemi, ma c’è anche Moffat. Il punto è che la cosa funziona, quindi non mi sento affatto di criticarla. Se ispirarsi ad un altro fa scrivere meglio Chibnall, che lo faccia!

5 Correggere gli errori. Tutto l’episodio (doppio) sembra scritto per rispondere alle critiche ricevute. Ma, per quel che mi riguarda, erano critiche legittime ed è stato giusto correggere la rotta. I companion sono più caratterizzati qui che in una stagione intera, li vediamo interagire con colleghi, famigliari e gente comune. La famiglia di Yaz splende più che in Arachnids (Bleah) e ora la voglio rivedere. C’è una trama orizzontale che sembra solida, intrigante e che ci porterà (si spera) ad esplorare la lore della serie e magari anche a sovvertirla. È una delle cose più interessanti che si sono vite negli ultimi anni. Ha davvero potenziale, incrocio tutte le dita perchè se la giochino bene. Il Dottore ha carattere, è attiva, intraprendente. Manca solo un suo monologo iconico (avrei scommesso una discreta cifra che lo avremmo avuto nella seconda puntata e invece niente) ma sono sicuro che arriverà. Ho voglia di vedere il prossimo episodio! Non mi era mai successo davvero nella scorsa stagione.

5+1 Donne forti. È un di più perchè spero che sia una costante nella stagione, ma iniziamo a farlo notare. Vengono introdotti due nuovi personaggi che diventano companion occasionali del Dottore. La Storia è piena di donne che l’hanno plasmata. Doctor Who ha sempre dato loro spazio, ma sembra che con la scusa del Dottore donna abbiano incrementato la loro presenza. Ben venga, fintanto che sono personaggi ben scritti! Ada e Noor sono due ottimi personaggi (soprattutto Ada, l’ho adorata), ce ne servono e ne vogliamo di più!

E, in conclusione, quello che può riassumere tutto meglio è “potrei averne ancora, per favore?” (leggetela con la vocina di Oliver Twist). Speriamo che a noi vada meglio che all’orfanello.

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