DEMONS OF THE PUNJAB, recensione di Saki

Direi di iniziare con quello che non mi è piaciuto, così ci sbrighiamo – un po’ come strappare un cerotto.
Ma l’autore di questa puntata e Chibnall hanno visto l’ultimo speciale di Natale? Perché, davvero, se non l’hanno fatto è davvero un po’ strano, ma non li giudico troppo severamente. Magari quel giorno uno aveva l’influenza, si è addormentato sul divano. L’altro aveva un torneo di bridge quella sera e si è dimenticato di recuperarlo. Preferisco pensare questo, piuttosto di accettare che abbiano riciclato un’idea già usata, cambiando un po’ le motivazioni – la Testimonianza nasce da un preciso progetto a beneficio degli abitanti di New Earth, mentre i Thijarian si stanno senza mezzi termini ripulendo il karma – ma lasciando quell’impressione di déjà-vu e di “mi stai rifilando il panettone dell’anno scorso?”.

Sarebbe stato molto più semplice fare un passo indietro, caro Chris, e chiedere al signor Patel di modificare la sceneggiatura per reinserire la Testimonianza al posto di questa razza sconosciuta. Perché è inutile annunciare il nuovo, quando è solo minestra riscaldata con un nome diverso: oltretutto è una minestra buonissima, quindi perché non ammettere che è la stessa?
E… fine delle lamentele. Perché davvero, non mi viene in mente altro di negativo da dire su questo episodio.

Il Dottore è sempre meno Dieci e sempre più Cinque. Che poi è l’incarnazione a cui Tennant si era ispirato, ma senza la rabbia e il dolore profondo che la Guerra del Tempo ha portato con sé. Il ritorno su Gallifrey, per quanto doloroso, ha rimesso a posto un pezzetto del puzzle; la redenzione di Missy ha completato l’opera. Il Tredicesimo è in qualche modo figlia dell’amore di Bill e Heather, ma non sarebbe mai nata senza la piena accettazione del proprio futuro da parte del Dottore originale. Tutto questo non ha portato certo alla perfezione – è incoerente ed egoista quando vuole! – ma l’ha resa un esempio di compassione, entusiasmo e gentilezza.

“Gentile” è l’atmosfera dell’intera puntata, è l’animo di Umbreen e Prem, è la natura che li circonda. Così come entusiasmante, anche per lo spettatore casuale, è l’alternanza di interni ed esterni, luci e ombre che in generale rende questa stagione innovativa, insieme alla colonna sonora.

E come nei migliori episodi storici della serie classica, il vero nemico – i “demoni” – non sono gli alieni, ma l’odio che nasce, si nutre e cresce negli esseri umani, che li spinge l’uno contro l’altro. Prem dice che vanno affrontati da soli, ma si sbagliava: contro il male bisogna restare uniti. Con le mani intrecciate, gli occhi limpidi e il cuore aperto.

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