THIN ICE, recensione di Dalek Oba
Sono molto felice che Sarah Dollard abbia scritto questo episodio. Non solo perché mi è piaciuto, e davvero tanto, ma anche perché il suo lavoro per la stagione precedente, Face the Raven, costituiva un momento talmente fondamentale ed enorme, a livello di trama, da non permettermi di valutarlo in modo prettamente oggettivo. Nemmeno a posteriori, o dopo mesi. Tutto il lavoro sulla storia o sulle ambientazioni – peraltro ammirevole, l’idea della strada civetta a mio parere è geniale – viene sempre un po’ coperto dal finale, dalla sua portata emotiva e dalle ripercussioni.
Thin Ice è, al contrario, appena il terzo episodio di questa stagione, e può permettersi semplicemente di esistere, quasi del tutto libero e inoffuscato dalla trama orizzontale. Ci viene finalmente mostrata la già citata Frost Fair sul Tamigi, con tutto il repertorio di costumi d’epoca e ambientazioni ottocentesche che gli inglesi sono sempre bravissimi a ricostruire. Ci sono dei bambini, un mostro sottomarino più vittima che carnefice, e un umano che, al contrario, è oggettivamente mostruoso. Non ci sono novità decisive rispetto allo standard di Doctor Who, basti pensare ai rimandi a The Beast Below o a Kill the Moon (altri episodi con grandi creature incomprese) ma, se è vero che quello che vediamo non è nuovo, è il come ci viene mostrato a fare tutta la differenza. In particolare, il fatto che ci venga mostrato attraverso gli occhi di Bill.
Bill innanzitutto è interpretata da Pearl Mackie in modo magistrale e incredibilmente espressivo. Pone ancora un sacco di domande, ma sono sempre le domande giuste; mi piacciono i suoi cambiamenti d’umore, il suo divertimento, la sua paura e anche la sua rabbia nei confronti del Dottore. La famigliarità del Dottore con la morte è una cosa contro cui tutti i companion si scontrano, però forse Bill è la prima a parlarne così apertamente, e così presto. Noi spettatori sappiamo che il Dottore non può salvare tutti, ma che salva sempre tutti quelli che può. Che in una situazione paradossalmente simile a quella sul ghiaccio, ma con fango e mani assassine, ha perfino salvato un Davros ancora bambino. E sappiamo che la sua apparente freddezza è solo una difesa, per sopportare il peso di tutte quelle morti. Noi lo sappiamo, ma Bill no, ed è quindi giusto che dedichi un momento alla rabbia e all’indignazione, per poi capire e superarle.
Con il personaggio di Bill viene anche affrontato il tema del razzismo, in modo particolarmente esplicito e ben riuscito, a mio parere. Se ne era già preoccupata Martha Jones, che effettivamente in Human Nature/Family of Blood vedeva sbeffeggiato il suo essere una dottoressa. Se però in quel caso il razzismo era mescolato a misoginia e classismo (Martha vestiva i panni di una domestica), qui Bill viene insultata all’improvviso da un uomo che non l’ha mai vista prima e non conosce nulla di lei, eccetto il colore della pelle. È molto diretto, mette i brividi e… la reazione del Dottore è semplicemente impagabile.
Credo che il Dodicesimo Dottore non mi sia mai piaciuto tanto come in questo momento (ed era già il mio secondo Dottore preferito, intendiamoci). È una persona profondamente cambiata rispetto a quando non gli piacevano i suoi nuovi reni o era costretto a leggere dei bigliettini per sembrare empatico. È un Dottore che continua a correre, ma che ha capito l’importanza dello stare fermo, qualche volta. È rimasto 24 anni su Darillium e chissà quanti altri sulla Terra, per tenere fede al suo misterioso giuramento. È un Dottore che rallenta, che dice di non avere il tempo per indignarsi, ma che poi lo fa lo stesso, perché è la cosa giusta da fare, anche se ti tiene fermo per un po’. Il rapporto che ha con Bill è meraviglioso, continua a considerarsi il suo professore, ma diventa quasi paterno, senza essere paternalistico.
L’ultimissimo paragrafo è ovviamente dedicato al Vault e a Nardole. Farò delle ipotesi con eventuali spoiler sulla stagione, quindi chi non vuole saperne nulla si fermi qui. Ciao e al prossimo weekend!
…tutti gli altri continuino. Vorrei più screentime per Nardole, è un personaggio sempre più misterioso e sempre meno comic relief ogni volta che appare, e ho bisogno di saperne di più. Intanto, abbiamo avuto la conferma che nel Vault c’è un essere vivente… e bussa. Ora, ovviamente tutti quanti abbiamo pensato al Maestro, anche se la bussata non era esattamente quella, ma… sarà davvero lui? Oppure sarebbe una soluzione troppo semplicistica? Ci sarà davvero qualcuno che già conosciamo, oppure è una cosa del tutto nuova e imprevedibile e i cattivi che torneranno si riallacciano alla trama in altri modi? Chissà.