SMILE, recensione di Brig

La seconda puntata di una stagione è sempre il vero banco di prova. Con la prima si sono impegnati per stupirci e catturarci, ma ora ci devono convincere della validità della stagione. D’altro canto è normale che la seconda puntata sia sostanzialmente un filler. E questa lo è stata.

Non che ci sia qualcosa di male, sia chiaro. Ho anzi apprezzato il fatto che abbiano affrontato subito l’argomento Vault e la promessa del Dottore. Non sappiamo niente di nuovo, ma almeno non ci presentano il solito personaggio odioso che non chiede le cose che chiederemmo noi. E Bill di domande ne fa, tutte piuttosto intelligenti. Il Dottore (diciamo pure lo Showrunner) non ci risponde, ma è così che funziona una buona costruzione della trama orizzontale.

Per quanto riguarda la puntata in sé, c’è poco da dire, in realtà. Non è certo un episodio che passerà alla storia, carino e niente più. Minaccia aliena standard (particolarmente interessanti le ambientazioni, dal punto di vista architettonico, c’è da dire), razza umana in pericolo che viene salvata, un bambino sperduto (anche nel senso peterpanesco, se ci pensate).

La vera particolarità dell’episodio è l’utilizzo creativo delle emoji. Non voglio negarlo, è interessante e ben pensato, ma non mi ha convinto del tutto. Ho avuto la sensazione che l’autore della puntata si sia chiesto cosa avrebbe potuto utilizzare per criticare in modo caustico la società di oggi (e che non fosse stato ancora usato). Un tema piuttosto in voga in Inghilterra, ora (Black Mirror, coff coff). Scelte le emoji, siamo davvero troppo abituati ad esserne circondati per renderci conto di quanto siano… discutibili, ha creato un nemico che le usasse nel modo più inquietante possibile. Ci è anche riuscito, per carità, ma a me ha dato l’idea di critica costruita a tavolino e troppo palese. Ma forse è solo una cosa mia, non so.

Fatto sta che ha permesso a Capaldi di tirar fuori una serie di sorrisi forzati che sono una gioia per gli occhi, quindi prendiamo tutto quello che c’è di buono, che non è poco, e apprezziamolo.