EXTREMIS, recensione di Brig

Dopo tanta attesa arriva il puntatone.
A un’analisi superficiale questo direbbe tutto. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere nient’altro. Ma è davvero così?
Moffat dimostra ancora una volta di essere una fucina di idee straordinarie e una penna sopraffina. Tuttavia rimangono quelli che considero i suoi due difetti maggiori.

Come prima cosa le sue idee sono geniali, veramente, ma tende ad averne troppe, finendo per mischiarne più del necessario. Crea anche accostamenti azzardati, che accettiamo solo perché ben scritti. Ma il problema non è questo, è che se metti due o tre idee nello stesso episodio almeno una rimane in secondo piano e non si nota. Cito “Blink” perché è uno dei più famosi, ma il discorso si può fare con quasi tutti i suoi episodi. Qui avevamo l’idea geniale di nemici che si muovono solo se non guardati e l’idea fantastica dei dvd che contengono un messaggio registrato che risponde ad una sola persona specifica in un momento specifico, messaggio nascosto in tutti, ma solo quelli, dvd posseduti da questa persona. Eppure se si ripensa alla puntata gli angeli piangenti vengono in mente prima. O la scena in cui il detective Shipton e Sally Sparrow si salutano e quando si rincontrano per lei sono passate poche ore e per lui una vita intera.

“Pioveva quando ci siamo incontrati”
“Per me è la stessa pioggia”

Un altro autore ci avrebbe costruito sopra una puntata intera e probabilmente sarebbe stata comunque una delle puntate migliori di sempre. Moffat crea praticamente un piccolo corto in un episodio ancora migliore.

E con questo passiamo al secondo difetto. Moffat ha idee grandiose, sulla singola scena e sul lungo periodo. Le sue trame orizzontali possono non piacere ed essere cervellotiche, ma sono perfettamente studiate. La media distanza, la lunghezza di un episodio, non è il formato che gli si confà. Se non li avete visti recuperate i corti che ha scritto negli anni, sono dei capolavori. Lui stesso ammette che la cosa migliore che abbia mai scritto è “Night of the Doctor”, io sono d’accordo, il mini episodio che racconta la morte dell’ottavo Dottore. Ma vi invito a recuperare almeno “Time Crash”.

Ora che abbiamo recensito Moffat, parliamo dell’episodio in sè.
C’è un libro maledetto che fa suicidare chiunque lo legga. Ecco l’idea geniale che dà il via alla trama. Ma una volta risolto il mistero, l’attenzione si sposta. È vero che non è poi così originale, ma secondo me meritava di più. Così come l’ambientazione vaticana.

L’aria di disperazione che si percepisce nella seconda metà dell’episodio è davvero ben costruita. Il finale con il senno di poi è facilmente intuibile, quelli che vediamo non sono i protagonisti originali e quindi per queste copie c’è un solo fato possibile, ma la puntata incalza lo spettatore e svela la verità a piccoli passi, creando vero stupore. Almeno nel sottoscritto.

Dei villain abbiamo visto troppo poco per poterne parlare, vedremo la settimana prossima. Nonostante idealmente questa sia la prima parte di un episodio doppio (o anche più lungo), la sua trama è autoconclusiva, l’arco narrativo dei suoi protagonisti è portato a termine. Ed è una cosa fatta in modo magistrale che non tutti sanno gestire.

Per ultimo, il vault. Si sapeva che nel sesto episodio avremmo scoperto chi ci fosse rinchiuso e non siamo stati delusi. Scontato che fosse Missy? Forse, ma per ora ci hanno detto che c’è lei, non ce l’hanno fatta vedere. Questa reticenza mi fa pensare che potrebbero avere in serbo un bel colpo di scena. No, non credo ci sia Simm, altrimenti non lo avrebbero mostrato nei trailer. O, se sì, sarà in una modalità che non ci aspettiamo.

Un’ultima parola sui flashback dell’esecuzione. Li ho trovati un po’ troppo lunghi e inutilmente dilatati. Davvero qualcuno ha pensato che potesse succedere qualcosa di diverso, alla fine? C’era bisogno di farne così tanti? Certo, hanno un impatto su come il Dottore si comporta alla fine (ed è sempre piacevole vedere Missy), ma io non ci ho visto nulla che meritasse davvero un flashback esplicativo. Forse, lo spero, si legheranno a qualcosa che vedremo in seguito. Ma mi è parso che abbiano detto tutto quello che volevano. Certo, come minaccia il Dottore non minaccia nessuno. Ma la scena mi ha ricordato un po’ troppo le minacce con cui sconfigge le ombre assassine nella Biblioteca. Che Moffat inizi a ripetersi?

Un ultimo appunto. La cecità del Dottore è ben gestita e interessante. Spero che non si risolva tanto presto, è una tematica originale che può portare a sviluppi nuovi. Che Moffat la avesse già in mente quando introdusse gli occhiali sonici?