EMPRESS OF MARS, recensione di Saki

“It’s the same the whole world over
It’s the poor what gets the blame
It’s the rich what gets the pleasure
Ain’t it all a bloomin’ shame?”

È la ballata che canticchia Jackdaw mentre ispeziona il sarcofago di Iraxxa, trasudando avidità in ogni suo gesto. Le parole della canzone – la storia di una ragazza povera, sedotta e abbandonata da un nobile – vengono sillabate con un compiacimento sinistro che ne distorce completamente la morale.
Lui e il capitano Catchlove sono i veri “cattivi” dell’episodio, ma il Dottore ammette di non riuscire a prendere una posizione netta fra i due eserciti in lotta: nonostante disprezzi la sete di conquista dei militari terrestri, gli è chiaro che siano soprattutto mal consigliati dal capitano. D’altra parte, la regina Iraxxa incarna i valori di un popolo fieramente guerriero, che “gioca in casa”, e soprattutto in netto vantaggio sia numerico che come potenza di armi.

Ma chi sono questi Ice Warriors?
Il Secondo Dottore li incontra nell’omonimo serial e da allora si rivelano capaci sia di buone che di cattive azioni, di onore e di tradimento, di violenza e di compromesso… proprio come i terrestri, proprio come la maggior parte delle razze nell’universo. Ed è per questo che a chi mi ha fatto notare le somiglianze con The Tomb of the Cyberman rispondo che queste sono sicuramente piuttosto imbarazzanti e non casuali, ma si tratta di due storie molto diverse tra loro. Gli Ice Warriors hanno in comune con i cyborg mondasiani solo l’alveare criogenico, come il mite soldato Vincey assomiglia all’indimenticabile Toberman solo per il colore della pelle.

La regina di Marte e il colonnello Godsacre (a mio parere il personaggio più interessante dell’episodio) rappresentano perfettamente le rispettive razze. Il Dottore dimostra di rispettare le usanze e la sovranità dei marziani, e di non giudicare l’ufficiale per la sua supposta codardia. Dopotutto, lui stesso è fuggito da Gallifrey e da qualsivoglia responsabilità e dovere, rinunciando ai “privilegi Prydoniani” che Clara nomina nel finale dell’ottava stagione.
E a proposito dell’ottava stagione… ricordate quel Dottore, che pure aveva lo stesso volto, che non permette a Journey Blue di viaggiare con lui e non considera Danny capace di insegnare qualcosa di diverso dalla ginnastica perché è stato un militare? Lui stesso dichiara che il suo problema è sempre stato “pensare come un guerriero”, perciò quel suo disprezzo era chiaramente il rifiuto di specchiarsi nel prossimo, terrorizzato di ritrovarvi un riflesso del vecchio se stesso che combatté la Guerra del Tempo.
È cambiato molto rispetto ad allora, e in meglio. Sarà stato l’incontro con il CyberBrig e in generale gli eventi di Death in Heaven, o semplicemente il riabituarsi al contatto umano durante gli anni trascorsi alla St. Luke… ma ha finalmente imparato a valutare le persone per ciò che sono davvero, per il loro potenziale e non certo perché indossano o meno una divisa. E la realtà gli darà ragione, perché il cosiddetto vigliacco della storia dimostrerà onore e spirito di sacrificio, mentre lo spavaldo capitano arriverà a farsi scudo con il corpo di uno dei “suoi” uomini, dimostrando la più assoluta mancanza di umanità e decenza – ma, come il colonnello precisa alla regina, la sua crudeltà non rappresenta né l’esercito britannico né il popolo terrestre.

Non mancano per fortuna i momenti più leggeri e scherzosi, con Bill che dà del “vittoriano” al colonnello in risposta al suo atteggiamento sessista, per poi rendersi conto che l’uomo proviene da quell’esatta epoca, il sergente maggiore Peach con il suo “RHIP” (potrei aver strillato, riconoscendo questa espressione del capitano Mike Yates in Day of the Daleks!) o Gatiss che si auto-cita senza ritegno… non vi è sfuggito lo “Sleep no more” di Iraxxa al suo esercito sepolto, vero?

Se Nardole ha uno screentime limitato in questo episodio, Bill riesce a brillare di luce propria: reagisce quando Catchlove si riferisce ai soldati come “i miei uomini” e non si limita a consigliare Iraxxa quando si rivolge a lei, chiedendole il suo parere di donna sulla delicata situazione, ma più avanti la affronta di sua iniziativa per scongiurarla di far cessare la battaglia. Riecheggia il confronto tra la regina Thalira e Sarah Jane Smith in The Monster of Peladon, in cui Sarah Jane pronuncia la celebre frase “There’s nothing ‘only’ about being a girl”. Naturalmente, a differenza dell’insicura Thalira, Iraxxa non ha bisogno di sentirselo dire.
Ma i riferimenti all’era Pertwee e le avventure su Peladon non si fermano qui: Empress of Mars ne è a tutti gli effetti un prequel, siglando con l’emozionante cameo di Alpha Centauri l’ingresso di Marte nella Federazione Galattica. Perché, come ricorda il Dottore, per sopravvivere bisogna cooperare. Benvenuti nell’universo, e benvenuto a questo stupendo episodio tra i classici intramontabili di questa serie.

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