The Story and the Engine
Vorrei poter utilizzare questa recensione per parlare solo di Ruth. O Fugitive Doctor, che dir si voglia. Mi piace ancora chiamarla Ruth, un soprannome affettuoso che me la fa sentire un po’ più vicina, un po’ meno avvolta nel mistero. Ma non divaghiamo. Sono stata incaricata (…da me stessa, quindi so a chi dare la colpa) di recensire TUTTO l’episodio, non solo quei 10 secondi che mi hanno fatta saltare sul letto. Su Ruth poi ci torno? Certo. Ma per ora.
The Story and the Engine è un episodio EPOCALE. Parte dal desiderio intimo e condivisibile del Dottore di appartenere a qualcosa, da qualche parte (parafrasando il Capaldone Nazionale in The Pilot “tutti cerchiamo qualcuno che stia cercando noi”), e ci proietta in un mondo di storie infinite, fatto di dei e macchinari mostruosi, vendetta e alleanze inaspettate.
Un mondo in cui il fantasy si mescola al mito, ma non si limita a prenderne spunto, lo rielabora e lo esalta. Non è un caso che il macchinario alimentato a storie sia un ragno gigante che tesse la sua tela, e che subito dopo venga nominato il dio africano Anansi. È anche interessante come in realtà siano stati incluse nella narrazione diverse tipologie di pantheon (norse, greco/romano ecc), ma che non si perda mai il focus su quello che è il cuore della storia, cioè la sua ambientazione a Lagos.
Prendere un “comune” barbershop e mostrare in realtà quanto aggregarsi e raccontarsi storie sia uno strumento potente è stata una mossa davvero azzeccata, così come l’idea di ambientare l’episodio in un luogo che probabilmente era estraneo a molti degli spettatori, pur rimanendo sulla Terra! Ok, ok, OVVIAMENTE hanno girato tutto in studio a Cardiff, ma la ricostruzione a quanto pare era molto fedele, e il punto era regalarci questa atmosfera nuova, inedita in Doctor Who, e renderci affascinati dalla storia.
Anzi, dalle storie.
È indubbio che venga ripreso un concetto tipicamente moffattiano, cioè che “alla fine, siamo tutti storie”, e nessuno lo sa bene come il Dottore, lui stesso trasformato più e più volte nella sua vita infinita in storia, mito, leggenda, fino a sovraccaricare perfino un motore che di storie si ciba. Per l’occasione, sono ricomparsi tutti i suoi volti (noti), tutti su schermi tranne uno, uno dei più lontani e misteriosi, che invece decide di apparire, per un istante, di persona, tale è il potere della sua storia. Sperando che un giorno torni per farci fuggire insieme a lei.
Spendiamo infine due parole su chi ha scritto l’episodio, Inua Ellams, che è un debuttante in Doctor Who, ed è un poeta e sceneggiatore teatrale, il che dà un ulteriore senso ai moltissimi dialoghi nell’episodio e, al contrario, alla quasi assenza di cambi di set. Inglese ma di origini effettivamente nigeriane, Ellams è stato fortemente voluto nel team dallo stesso Ncuti… e ammettiamolo, è stata un’ottima idea!
-Oba




