THE EATERS OF LIGHT, recensione di Brig

Puntata difficile da recensire, questa.
I personaggi sono solidi quanto basta e la trama scorre e questo potrebbe essere tutto.
Devo ammettere che per capire le dinamiche del portale sotto la collina ho dovuto rivedere la puntata e ancora non sono sicuro. Un guardiano prescelto entra, combatte contro le creature che vogliono passare, resiste qualche minuto e poi muore. Ma sulla Terra sono passati decenni (il tempo scorre diversamente) e un altro guerriero prende il suo posto. Questa volta, entrando in gruppo, possono resistere più a lungo, anni, anche, che sulla Terra corrispondono a decine di migliaia di anni. Ho capito bene? Ma allora il Dottore cosa voleva fare? Entrando da solo, quanto poteva resistere? Voglio dire, è più forte di un umano e sa combattere, nonostante lo faccia di rado, ma insomma… una volta morto si sarebbe rigenerato, ma solo dodici volte. Ammettendo che potesse durare tre volte un umano, per dodici rigenerazioni, fanno trentasei generazioni sulla Terra. Un bel tempo, va bene, ma lungi da essere una soluzione definitiva. Durasse anche dieci volte un umano, sono sempre tempi storici, quelli che coprirebbe, prima del passaggio delle creature.
Ma forse ho capito male.

Detto questo, dei divoratori di luce sappiamo troppo poco perché ci inquietino davvero. Ci dicono che uno ha sterminato la Nona Legione da solo in poche ore, ma poi pochi soldati sembrano tenerlo a bada. Ma questo è un problema che deriva probabilmente da budget. Penso che nelle intenzioni la puntata sarebbe dovuta finire con un’intera legione romana alleata con un intero esercito pitto entrare nel portale. Come diceva Matt Smith al cospetto della Pandorica, l’esercito romano è la “più grande macchina militare nella storia dell’universo” (che peccato che non ci fosse neanche un accenno alla Pandorica). Che gran finale sarebbe stato! Non possiamo attribuirgli questa colpa, però.

Quello di cui possiamo lamentarci, invece, è la somiglianza alla puntata precedente. Abbiamo un gruppo di soldati del passato, macchiatisi di codardia, in un contesto anacronisticamente alieno, che rimangono chiusi in una grotta. La puntata finisce con il loro riscatto, l’onore recuperato e il loro adempiere alla funzione di guerrieri contro gli alieni, da quel momento in avanti. Le similitudini sono evidenti, ma le puntate sono meno simili di quanto sembri. Tuttavia metterle una di seguito all’altra è, come minimo, una pessima gestione della stagione.
Il valore aggiunto è il senso di sacrificio di chi ha giurato di proteggere il popolo, a qualunque costo (sia i legionari, sia Kar), che continua a riecheggiare nell’eternità. Lo si sente nel verso dei corvi (alcuni sanno davvero imitare la voce umana, quasi quanto un pappagallo, lo sapevate?) e nella musica spettrale che risuona dal sottosuolo di un terreno infestato.

Ma, davvero, cosa costava a Moffat, spostare “The Empress of Mars” un poco prima, nella stagione? In fondo il suo legame alla trama orizzontale è davvero labile. E anche in questo episodio.
Voglio dire, il finale, con Missy libera nel Tardis che se ne prende cura, è completamente slegato. Poteva essere attaccato dopo ogni episodio. Cosa sarebbe cambiato se per qualche motivo quest’episodio fosse stato scambiato con, per esempio, “Oxygen”? il Dottore sarebbe potuto rimanere cieco alla fine di questo per un qualche motivo e la scena con Missy nel Tardis poteva essere messa alla fine di “Oxygen”.
Spero proprio che si stiano tenendo in serbo un finale con il botto, per zittirmi fino all’undicesima stagione, perché finora sembra quasi “un’ottava stagione” bis.

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