SMILE, recensione di Dalek Oba

Smile! La puntata con i tanto annunciati emojibots inizia esattamente dove abbiamo lasciato Bill e il Dottore alla fine della precedente, in procinto di partire (contro il parere di Nardole). La ragazza sceglie di viaggiare nel futuro, per vedere se sarà positivo, e il Dottore la porta proprio in una colonia terrestre progettata per la felicità assoluta dei suoi abitanti. Ovviamente, le cose non vanno per il verso giusto.

Smile è scritto da Frank Cottrell-Boyce, già autore di In the Forest of the Night, ed è effettivamente impossibile non notare delle somiglianze nell’impostazione dei due episodi, tra pregi e difetti: umani contrapposti a un’altra specie – gli alberi nel primo caso, i Vardy nell’ultimo –  le cui intenzioni vengono fraintese dal Dottore, che solo alla fine comprende i suoi errori. Sempre come In the Forest of the Night, la trama è interessante e permette svariati spunti di riflessione, ma la risoluzione finale mi sembra fin troppo lunga e “spiegata” apposta per il pubblico, quando in realtà era già in buona parte intuibile nel corso dello svolgimento.
In ogni caso però Smile esce vincitore dal paragone: i dialoghi tra Bill e il Dottore sono brillanti e mai banali, e l’idea che i robot abbiano sviluppato una propria consapevolezza, di certo non nuova nel panorama fantascientifico, in questo caso è ben utilizzata. Molto positiva anche l’intuizione di mostrare gli stati d’animo dei due protagonisti attraverso le spille-emoji, in modo sintetico ma efficace. Ottimo strumento narrativo ma… non credo che le vorrei nella vita reale.

Ho notato inoltre molte somiglianze con altre puntate – suppongo volute – specialmente quelle che riguardano i primi viaggi delle nuove companion. Come per il primo viaggio di Rose e quello di Amy, ci troviamo in un futuro in cui ormai la Terra è stata abbandonata; con il primo viaggio di Amy e con quello di Clara, Smile ha in comune la presenza di un bambino in difficoltà, che piange, anche se in questo caso è una figura più marginale.
Torna anche il tema dei negoziati tra umani e un’altra specie con cui si trovano a condividere lo stesso luogo: quelli falliti di The Hungry Earth/Cold Blood, e quelli riusciti di The Day of The Doctor, ottenuti, come in questo caso, grazie a un’amnesia indotta dal cacciavite sonico.
Il Dottore, infine, torna a utilizzare fiabe come metafore, chiaro riferimento a Heaven Sent.

Azzeccate le citazioni a episodi precedenti: il busto di Nefertiti, un’immagine di Van Gogh nel libro (…e-book?) che guarda Bill, il “Come along!” a lei rivolto dal Dottore (a cui è stato difficile non ribattere con un “Pond!”), il riferimento all’astronave di The Beast Below. E belle anche le citazioni “esterne”: il Dottore che va a sabotare il motore ricorda molto il vecchio Obi-Wan Kenobi nel primo Star Wars (il primo in ordine di uscita. Insomma, il quarto. Insomma, avete capito.), e la sua citazione di Ashes to Ashes di David Bowie rivolta a uno degli emojibot, “I’m happy, hope you’re happy too”.

Vorrei parlare del Vault ma… aspetto ancora. Vediamo come si evolve la faccenda.
Piccola nota sul finale (e, paradossalmente, sull’inizio): anche il prossimo episodio a quanto pare comincerà esattamente dove questo è terminato… sarà così per tutta la stagione? Sarebbe molto interessante.

 

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