DEMONS OF THE PUNJAB, recensione di Six

Ok, Demons of the Punjab, senza spoiler. Questa è la prima puntata della stagione non di Chibnall. Infatti è di Vinay Patel. Non so di dove sia, presumo Pakistano, sarei davvero curioso di sapere se sia solo la sua origine o se la BBC stia aprendo le porte a sceneggiatori dal resto del mondo per la serie. No, perché nel caso potrei sognare, sapete com’è. Vinay Patel sembra alle prime armi da quello che ho visto, ma IMDB gli riconosce un cortometraggio 13 anni fa e dice che ha vinto un BAFTA l’anno scorso per “Murdered by My Father” che ho ragione di credere sia uno di quei titoli la cui lettura può sostituire la visione. Sono acido, ma c’è un motivo, cioè proprio questo episodio di Doctor Who. Okay, questa potrebbe essere la mia terza recensione negativa di fila, quindi facciamo che parto dalle cose belle.

La puntata è prima di tutto una rappresentazione storica molto d’impatto, proprio come Rosa, con un tema sociale importante, sebbene meno vicino alla nostra quotidianità (salvo fare associazioni non immediate). Sempre al pari di Rosa, c’è una bella rappresentazione pittoresca di un periodo storico e uno scorcio di vita quotidiana in quel contesto. Ci sono tradizioni, c’è una lezioncina di storia (che non essendo storia occidentale non mi era nota) ed è molto suggestivo. Proprio un quadro bello e profondo.

Oh, ma guardate! Non è un quadro, è una puntata di Doctor Who e deve avere una trama! Allora, io vi dico la trama senza farvi spoiler. No, sul serio, fidatevi, non ce ne sono. La puntata apre con un’incongruenza sulla storia di un protagonista, che crea un’aspettativa logica. Si scopre che quell’aspettativa logica deve essere soddisfatta. L’aspettativa logica viene soddisfatta. Fine.

Che non vuol dire che non ci siano colpi di scena. Questo stratagemma narrativo è presente, a differenza della puntata precedente, vuol dire che non hanno peso sulla trama della puntata. Quando chiudo facendo spoiler vi dico cosa avrei preferito.

L’altro aspetto pessimo della puntata è che i companion fanno poco: abbiamo dei bei dialoghi, sì, ma l’ultima cosa che hanno fatto resta far salire persone sul pullman in “Rosa”. Diamine, c’è una scena in cui il Dottore finisce in una situazione di pericolo e li trova seduti a guardare i fiori quando ritorna! SEDUTI  A GUARDARE I FIORI! Però c’è un accenno di crescita dei personaggi e forse si scopre qualcosa della personalità di Yaz. Il fatto è che la trama chiede una svolta a U nelle intenzioni dei personaggi e non è esattamente presentata in modo organico, ma ha anche un filo logico, quindi passi.

Nel complesso questo episodio si pone due spanne sopra secondo, quarto e quinto e non metterei esattamente Patel nella lista nera, anche perché gli autori hanno spesso alti e bassi: Harness ha fatto “Kill the Moon”, l’episodio più atroce della serie nonostante esista “Love & Monsters” e il tedioso doppio sugli Zygon, ma anche “The Pyramid at the End of the World” che si difendeva essendo una seconda parte di tre, chiusa in modo almeno discutibile da Whithouse, che invece si è distinto in “School Reunion” e nel doppio “Under the Lake/Before the Flood”. Ci sono buoni momenti recitativi e la puntata ha solo occasionalmente problemi di ritmo.

E ora due riflessioni che contengono Spoiler:

-I demoni sono una presunta minaccia con incredibile tecnologia che assiste le persone nel momento della loro morte, proprio come lo speciale di Natale. Qui non copiano tutta la personalità, solo la faccia, ma è altrimenti identico;

-la trama ha bisogno di una svolta finale e non capisco perché gli sceneggiatori dell’undicesima stagione non lo capiscano! La puntata promette che lo sposo debba morire, i demoni lo confermano e lui muore! Fino all’ultimo speravo che fosse morto il fratello al suo posto, in modo da mettere un’ultima svolta, magari nel dialogo tra Yaz e la nonna con un piccolo flashback;

Per il resto il tono drammatico della puntata rende bene. La sigla di chiusura che tenta un mix tra tema principale e corale etnico era un tocco carino. E niente, settimana prossima altro scrittore, anche qui alle prime armi, vedremo. Fino ad allora stay tuned, stay TARDIS, ciao dal vostro Sesto.

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